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Il giorno successivo alla firma del Consiglio Federale, dell’accordo internazionale sullo scambio di informazioni tra autorità fiscali, il Mros (Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro) ha annunciato una riforma del segreto bancario che, dal primo novembre, consentirà lo scambio di dati in materia di antiriciclaggio. Due avvenimenti ben distinti che, a causa di indiscrezioni di stampa poco dettagliate, hanno suscitato l’apprensione di migliaia di correntisti esteri che hanno subissato di chiamate i consulenti bancari luganesi. Il segreto bancario è quindi veramente finito?
No, non è finito. Berna, sulla scia delle forti pressioni estere, sta continuando ad allentare sempre più le maglie di quel segreto bancario che l’ha resa un paradiso finanziario agli occhi della comunità internazionale.
La verità è che qualcosa cambierà sì dall’1 Novembre prossimo, ma non in materia di fiscalità. Da quella data l’Agenzia antiriciclaggio svizzera avrà la facoltà – approvata dal Parlamento all’unanimità – di trasmettere informazioni dei conti aperti presso le banche elvetiche, a condizione che il titolare sia formalmente indagato in materia di antiriciclaggio, ossia crimini comuni, traffico di stupefacenti, truffa, eccetera.
Tornando all’accordo internazionale firmato dal Consiglio Federale, anche se non siamo ancora alla caduta del segreto bancario, la linea pare tracciata. La Svizzera, come altri paesi, dovrà e vorrà allinearsi alle sempre più pressanti richieste da parte dell’Unione Europea. Il percorso e le modalità sono ancora da definire, ma riteniamo che entro il 2014 qualche passo dovrà essere compiuto.
Sul tema si è espressa anche Anne Héritier Lachat, presidente dell’Autorita federale di vigilanza sui mercati finanziari (Finma), la quale ha ribadito una delle future necessità del settore finanziario svizzero: la perdita di un vantaggio concorrenziale come il segreto bancario è difficilmente compensabile e per il settore sarà quindi fondamentale innovarsi.
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