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Svizzera-Cina: sì all’accordo di libero scambio ma

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La scorsa settimana il Consiglio nazionale ha approvato con 120 voti contro 46 e 16 astenuti, l’Accordo di libero scambio (Als) con la Cina.

Frutto di oltre due anni di trattative, le implicazioni economiche che ne scaturiranno – dovrebbe essere operativo a metà 2014 – sono importanti per entrambi i Paesi. Se da un lato l’incremento degli scambi con la Cina potrebbe compensare le perdite derivate dalla crisi economica e politica dell’UE (principale partner commerciale della Confederazione), dall’altro l’Als garantisce un accesso semplificato a un mercato di 1,3 miliardi di persone, con una classe media in forte crescita.

Nello specifico il trattato prevede l’esenzione, totale o parziale, dai dazi per la gran parte dei prodotti industriali svizzeri esportati in Cina: stiamo parlando di prodotti dell’industria orologiera, farmaceutica, strumenti di precisione e macchinari. Viceversa vengono eliminati i dazi svizzeri ancora applicati ai prodotti cinesi, quali tessili e calzature.

Altra novità che merita un approfondimento riguarda lo Swiss madeStando a quanto afferma l’accordo di libero scambio, per essere esportato in Cina, un prodotto (chimico, farmaceutico, tessile o tecnologico) deve avere una creazione di valore aggiunto nel Paese pari al 40%. Perciò, per le aziende italiane ed europee che desidereranno rivolgersi al mercato cinese, non sarà sufficiente aprire una sede in Svizzera, mantenendo però la produzione nel paese di origine, per beneficiare degli sgravi previsti dall’accordo.

L’Als non vuole aprire le porte europee alle aziende cinesi. Anche i prodotti cinesi, infatti, non potranno beneficiare dei dazi di favore (in questo caso per l’importazione in Europa) solo perché transitanti dalla Confederazione.

Interessante anche l’aspetto “strategico” dell’accordo, primo assoluto sottoscritto dalla Cina con un paese europeo e che quindi offre la possibilità, come dicevamo, di penetrare un mercato enorme con indubbi vantaggi su altri concorrenti diretti (leggi: Germania).

Molti sono quindi gli aspetti positivi dell’accordo, anche se alcune voci di polemica sono giunte nei confronti di un possibile aumento del “Made in China”, derivante dalla sospensione dei dazi. Le autorità assicurano però che il tutto sarà monitorato e, in caso di possibile grave danno all’economia nazionale, è prevista una sospensione provvisoria delle concessioni.

Problemi potrebbero esserci, piuttosto, nell’incontro/scontro di mentalità, tradizioni commerciali, cultura del lavoro e sistema politico di paesi profondamente differenti.
Ma questa è un’altra storia.[:]

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